Salvarani Story: il sogno immortale di una famiglia italiana
Uno spaccato di italianità nella campagna di Stefano Mitrione per "Salvarani Story" su Instagram e Facebook. Nel bene e nel male. Perché tutto è compreso e nulla escluso all'insegna dei sentimenti più umani e costituzionali. Si parte quindi dal presidente più amato, Sandro Pertini, la fertilità con qualche goccia di sangue, l'impegno della medicina di questo drammatico momento storico, la felicità, l'amore e la nostalgia. Perché tutto è Italia se a farla sono il cuore di una nazione che, tutto sommato, vuole ancora sentirsi Italiana. E questo lo si deve anche a un padre, Renzo Salvarani, e ai suoi figli come ad esempio Giovanni che pone la sua nuova ragione di vita in un atto d'amore per un sogno non ancora infranto. Un ideale tutto italiano che ha visto crescere intere generazioni e che non deve essere dimenticato.
"È un uomo che ha tanto da dire senza esser sollecitato. Infatti non si intervista Sandro Pertini. Si ascolta Sandro Pertini." Così Oriana Fallacci definì il presidente più amato dagli italiani dopo una sua storica intervista. Lo stesso dicasi di un altro uomo, Renzo Salvarani, che a sua volta definì, - non il costume politico di un'epoca -, ma sicuramente quello di una nuova concezione del luogo più importante per una donna, la cucina, e per un uomo, lo sport. Un concetto fondamentalmente italiano la cui rianalisi può sembrare oggi ininfluente, ma in questo momento storico potrebbe non esserlo affatto. La famiglia deve ritrovare la sua centralità nell'affrontare l'isolamento sociale, mentre lo sport deve librarsi all'esterno affrontando nuove dinamiche comportamentali. Dobbiamo quindi rielaborare la nostra stessa italianità, ed è proprio quello che sembra recitare la nuova visione Salvarani. Un sentimento popolare, il "sentirsi italiano", che oggi è stato violentemente escluso dalle nuove virtuali dinamiche sociali. La risposta è semplice: dobbiamo sentirci nuovamente una nazione, un sentimento forte che va rilanciato anche per il bene dei suoi valori imprescindibili, oltre che per la nostra stessa cultura imprenditoriale, storica ed estetica, egregiamente rappresentata, ieri come oggi, dal Made in Italy.
A proposito di "Sentirsi Italiani". Personalmente ne ho ricavato una grande lezione di vita. Tra chi è concorde e chi invece si oppone a quello che sarebbe il più ambito degli ideali, si è svelata un'ampia gamma di sfumature delineando meglio anche il ruolo del Made in Italy nella percezione delle nuove generazioni, a partire dai Millenials, fino ad arrivare ad una più recente e mirabolante Generazione Zeta. Un esempio è Roberta Vanzella, una influencer a tutto tondo che dello spirito italiano ne ha fatto un imperativo, parlando di benessere e forma fisica senza dover cadere necessariamente nell'esasperato apolide narcisismo che tanto sembra permeare, e soffocare, il mondo contemporaneo dei social network. Una vera #italiana verso la quale molti altri colleghi Influencer dovrebbero fare riferimento. E poi c'è Salvarani, la nuova visione Salvarani Story, testimone e archivio del tempo, ispiratore di quella vera italianità che si è sempre alzata le maniche quando tutto sembrava perduto. Grandi lezioni di vita, grandi ideali, grandi italiani. Che dire di più, non è un periodo facile, ma c'è anche una buona prospettiva se si ha la voglia, e la pazienza, di attendere che il buferone socio pandemico ne abbia calmato gli animi. Anche se la partita sarà giocata nel Mondo che verrà, le nuove carte sono da preparare ora. E quale momento migliore se non intravedere il sole tra le nubi della tempesta. E questo vale in qualsiasi argomentazione della vita.
Nelle immagini qui sopra altri due concept della campagna, il primo riferito ai valori dell'anzianità, il secondo, riferito all'impegno di medici e infermieri nelle terapie intensive, non viene associato al marchio aziendale per non rischiare di strumentalizzare questo drammatico momento storico che comunque rientra nello spirito di italianità.
Sto notando una pericolosa dissociazione dal "sentirsi italiani", fortunatamente non condivisa da tutti. Quello che hanno costruito le generazioni precedenti sembra essere quasi del tutto cancellato con l'avida spugna del nuovo "orgoglio globalizzate", tanto venerato e poi tanto demonizzato per le attuali, - ed inevitabili -, "reazioni (o contrindicazioni) avverse". Se non riprendiamo il filo ormai lacerato del sano e costruttivo collettivismo nazionale, negheremo al nostro paese una benché minima speranza di ripresa, e non intendo solo economica, ma soprattutto culturale e vitale. La Salvarani, - e una moltitudine di altre realtà imprenditoriali del "boom economico" come Fiat, Lamborghini, Pininfarina e molte altri brand storici svenduti al miglior offerente, rappresentava fedelmente un pensiero che nei giovani, e anche meno giovani, sembra oggi essere diventato un miraggio utopico, o una realtà probabilmente mai esistita. Nel futuro dell'Italia non vedo solo le immancabili ombre tipiche di qualsiasi ampio sistema civile, perché anche un albero, - che vegeta nella luce -, produce anch'esso una sua ombra di mistero. Ma questa è soltanto filosofia, probabilmente spicciola. Prendiamo una zappa piuttosto che piangerci addosso, e costruiamo una nuova terra dove piantare il fiore della speranza.