Una postazione interrattiva della Geomatic Art
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A oltre un decennio dalla nascita della Geomatic Art e della sua casa naturale Genoma Contemporay, riecheggia quello che oggi è diventato ancora più esuberante nel suo neologismo di geografia, informatica, arte. E per geografia ci sono più in bilico bilico che mai i confini territoriali tra occidente e oriente, per l'informatica lo spettro dell'intelligenza artificiale, e per arte lo specchio dei primi due. Perchè l'arte è sempre stata l'immagine riflessa prima della realtà, e nei tempi più recenti della società. In dieci anni si può dire che a cambiare è stato praticamente tutto, tranne la fame. E oggi a tirarne le somme è proprio Genoma Contemporary rivisitandone i suoi contenuti del passato per proiettarsi in un nuovo futuro. Cabia il sito, si aggiornano le tecnologie, si cercano artisti soprattutto impegnati nel fronte della new media. E perchè no, anche trattando temi fondamentalmente trattati dalla geopolitica, di quelle relazioni internazionali divenute ormai insopportabili. Tutto nacque da un'azienda visionaria, Virtualgeo, Stefano Mitrione, Oriana Carrer e Leonardo Cucharski, in un impresa fuori dal comune. Il luogo era invece l'ex padiglione del Galles nel contesto della 54a Biennale d'Arte di Venezia dal titolo più che illuminante: Illuminazioni. La Virtualgeo non mise a disposizione solo le tecnologie, ma anche gran parte del finanziamento necessario a coprire le spese di un'evento internazionale a Venezia, assieme ad una nutrita schiera di sponsor tra cui la San Benedetto mentre la Dreher e Molino Stucky Hilton si limitarono alla concessione della sede per l'inaugurazione e il patrocinio della sede per l'esposizione, a suo tempo uno dei primi granai della famosa marca di birra italiana.
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E oggi, quando tutto sembrava entrato nell'oblio, qualcosa sembra muoversi perché Genoma Contemporary neo era nata per essere una mostra d'arte contemporanea internazionale (gli artisti provenivano da tutti i quattro contineneti, Europa, America del nord e del sud, e Asia), ma nasceva come concetto virtuale, reale, geolocalizzato.
La Geomatic Art per l'appunto. Una nuova forma d'arte che entrava nella geomatica territoriale e nell'acquisizione informatica delle forme di manufatti artistici della storia al fine di valorizzarli e reinterpretarli secondo una nuova prospettiva. Quello che si vuole fare oggi è dare continuità al passato in un presente fin troppo sfuggente. E' la velocità che ci spaventa tanto da intimorirci nei confronti di un futuro a dir poco tenebroso. Può l'arte risolvere l'enigma del tempo per svelarci delle possibili soluzioni? Un tema altrettanto dibattuto in un altro progetto dello stesso Mitrione, U-2050 (Per capire il presente vi porto nel futuro, le grandi domande fino al 2050). REDAZIONE
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